essermi recata alla riconsegna della scuola, dopo l'occupazione, mi ha indotto a scrivervi questa lettera: si tratta dei i miei pensieri in libertà, che non hanno bisogno di una risposta, ma che sento fortemente di dovere condividere con coloro che ogni giorno, per il mio lavoro e per la mia passione dello stesso, tento di educare con dedizione e veicolando le mie idee di libertà e ricerca della sapienza che credo connotino il mio sentire. Il tempo che impiegherete a leggere questa lettera sarò lo stesso con il quale l'ho scritta e spero che, in parte, vi arrivi il battito del polso che ho sentito io nel mettere per iscritto quanto ho pensato nel rivedere gli ambienti della scuola che tanto amate, ridotti nello stato in cui li abbiamo recuperati nella serata di ieri. A premessa di tutto vi dico che penso che le occupazioni, seppure inutili, ci sono sempre state e pur deplorandole, comprendo che, per la vostra giovane età, nel vostro animo, possano apparirvi, sbagliando per la vostra "freschezza", l'unico modo di fare sentire la vostra voce di studenti e studentesse nel mondo. Ciò che ho visto ieri, però, è stato molto più forte di qualsiasi altra situazione post occupazione che abbia mai visto negli anni della mia professione di docente. La scuola, apparentemente indenne da danni visibili, versava in uno stato di silente violenza, come quelle persone violentate cui, nel seguito di una violenza, manchi la parola per narrare l'accaduto. Ogni muro portava varie scritte, a grafia differente, con un oltraggio a un docente, un disegno senza senso, un parola sboccata, assolutamente non propria al contesto scolastico, ogni angolo degli ambienti era colmo di mozziconi di sigarette o sigarette vuotate e buttate, senza attenzione, ovunque, ogni punto recondito di ogni aula aveva tracce scomposte di liquidi asciutti e mal coperti da una pulizia tentata e raffazzonata, ogni macchina delle merende portava i segni forti di calci e lesioni fatte senza un vero motivo, gli uffici del personale di Segreteria, che ha sempre lavorato per tutti noi con serietà e compostezza, apparivano tutti manomessi e le carte, sia sulle scrivanie, che nei cassetti, erano tutte toccate, disordinate senza senso, quasi a mostrare di avere subito una sorta di manomissione, direi, gratis, fatta tanto per pasticciare cose non proprie, l'ufficio della Vicepresidenza era ridotto ad una sorta di stanzetta con una atmosfera successiva ad una festa malandata con fuochi, fumo e alcool e tutto fatto con scarsa attenzione dei luoghi e degli arredi, la porta della Presidenza era tristemente vandalizzata, con scritte incise ad arte, fatte per offendere, per distruggere o solo per segnalare il proprio passaggio, senza neppure sapere che in quel luogo, mille e mille volte, sono state decise le cose più desiderate da voi, per voi e per il vostro benessere. A tutto questo si aggiunge una delle cose che mi ha colpito di più, nonostante la mia età e la mia esperienza nella scuola, cioè il ritrovamento di mucchi di chiavi fuori posto, tentate in serrature a casaccio, in luoghi da violare senza un vero perchè e ai quali, come nel caso dell'ingresso alla nostra Domus antica nelle palestre maschili, mi è parso di vedere un forzoso tentativo di ingresso fatto ad arte, ma senza il senso profondo della conoscenza, sempre e solo a infrangere, trasgredire, contravvenire ad un divieto in maniera forzosa, coatta ma senza curiosità, solo con il fine di danneggiare. Sono certa che questa lettera capiterà sotto gli occhi di molti di voi, che a questi atti non hanno preso parte, un po' perché credo di conoscervi, un po' perché, conoscendo parte dei vostri genitori, credo che molti di loro siano, fondamentalmente, in disaccordo con tali forme di protesta, pertanto, sono certa che molti di voi non abbiano partecipato a questa occupazione. Ma la scrittura di questa lettera è, per me, come un'ora di educazione civica dalla quale non mi sono potuta sottrarre, affinché tutti sappiate come i resti di questa azione hanno ferito la vostra docente di latino. Non ho mai mistificato con nessuno di voi, il sentimento che anima il mio operato. Sapete che ritengo che al sistema scolastico occorre sempre attribuire anche il compito di provvedere all'educazione sentimentale degli adolescenti, perché sono certa che la relazione, che costituisce la base e il veicolo dell'esperienza formatrice, sia un evento irripetibile e importantissimo nella vita di ogni adolescente e siccome questa è l'età nella quale si sta tra i banchi di scuola e poi passa, (l'adolescenza va via veloce, infatti), occorre, a chi è deputato a stare con gli adolescenti, farli crescere nel sapere dei libri, ma anche fargli apprendere l'educazione sentimentale con la forza di quel sentimento che connota unicamente i giorni destinati a stare tra i banchi di scuola. Io ho fatto il liceo classico e devo la mia iniziazione al sentimento attraverso la cultura non alla finalità formale di quel tipo di scuola, ma all'amore che alcuni dei miei docenti hanno mostrato nei confronti della mia maturazione. Tutto questo ve lo dico per dirvi che mi sento molto fortunata per ciò che ho appreso più per i meriti degli individui che per come era ed è, ancora, strutturato il sistema scolastico italiano. Per questo motivo, penso che la vera cultura, latrice di libertà intellettuali, passi attraverso la relazione d'amore verso ciò che è il mondo esterno a noi e che ci ospita. Ed è ancora per questo motivo che non ho capito le violenze silenti fatte alla nostra scuola dai ragazzi occupanti che hanno pulito tutti gli ambienti, lasciando, però, segni taciti e totalmente infruttuosi sui muri, sui pavimenti e su tantissimi spazi del nostro istituto. Per l'educazione sentimentale che credo la scuola debba avere come obiettivo, oltre a quello di insegnare le varie materie oggetto dello studio, occorrono tanti insegnanti che perpetrino questo fine e voi li avete, occorrono docenti che sappiano affascinare gli studenti attraverso la cultura e non solo con la semplice simpatia o con l'istrionismo, occorre avere una preside che colga nel segno scegliendo questa o quella proposta educativa da inserire nel Piano dell'Offerta formativa e voi l'avete. Certamente, per avere una scuola perfetta in tutti gli aspetti del sistema educativo occorrerebbe un altro sistema di selezione, sempre attento alla motivazione che è alla base del mestiere di docente e che ha la peculiarità di essere un'arte vera e propria. Forse, i ragazzi che hanno occupato la scuola lo hanno fatto anche per questi motivi, improntando la loro protesta ad un governo che, da molte e molte legislature, ha lasciato la scuola come fanalino di coda di ogni revisione del Paese. Ma voi ne avete moltissimi di docenti che, per effetto delle loro virtù, e a prescindere dai giudizi e dalle medie, motivano l'interesse di voi studenti e ogni mattino, ogni giorno, desiderate non voler fare brutta figura con gli stessi docenti. Ieri sera, però, ciò che ho visto lì dentro mi ha "disamorato", portandomi a chiedere dove e come abbia sbagliato nella mia arte di docente. Potreste rispondere che voi tutti non eravate lì, ma il fatto che abbiamo ritrovato tracce di azioni illegali, atti vandalici e, assolutamente, senza motivo sugli spazi del nostro liceo, comunque, mi inducono a farmi delle domande su tutta la popolazione studentesca che vive il Cavour come la propria scuola, la propria "confort zone" che, però, in questi giorni è stata oggetto di azioni deprecabili. Educare i giovani è un'arte difficile e non ha nulla a che vedere con altri mestieri, ma lo stampo degli atti fatti a carico della scuola in questa occupazione, oggi, mi ha fatto riflettere sul fatto che tra gli studenti e la studentesse del Cavour non ci sia quella crescita intellettuale, ma anche emotiva e sentimentale, che, al pari dell'intelletto, rincorro con il mio operato. Pensavo che il lumicino tenuto acceso dalla passione di molti dei miei colleghi, che si impegnano per rispetto di sé e della propria professione e che, spesso, fanno i salti mortali e carambolano per farvi conseguire gli adeguati risultati per correre il tempo che dal primo anno vi porta all'esame di Stato, bastasse a rendervi felici e sereni, a rendervi oppositori rispetto alle ingiustizie con la ragione e la forza di sapere di stare nel giusto, con la libertà di guardare in faccia chi non vi piace e con la spontaneità di dire sempre la verità. I ragazzi che hanno imbrattato quei muri, buttato a caso frustuli di feste e bagordi, senza curare il rispetto che certi luoghi esigono, mi sono apparsi attori tristi di un palcoscenico dal quale si lanciano pietre nel vuoto, senza un bersaglio definito, senza la coesione che esige una vera lotta, senza l'unione dei singoli, volta a scardinare l'errore del sistema e dove la conoscenza del sistema non è passata attraverso l'educazione e la cultura, ma solo attraverso l'urlo radicale e retrivo, anziché progressista e vincitore, e dove le azioni senza un vero artefice, in cui il mucchio nasconde il singolo, hanno avuto la meglio sulla finalità lontana di ottenere una scuola migliore, non con la protesta ma con la collaborazione, con la richiesta di aiuto, con il sentimento di stare assieme dentro gli stessi luoghi, nei quali dirigente, docenti, collaboratori e studenti viaggiano tutti con il vento e le forze verso la stessa meta di libertà intellettuale, coraggio e costruzione coesa di ogni singolo partecipante di questa comunità.
Con affetto, Claudia Marino, referente delle classi del biennio del Liceo Cavour”.